venerdì 14 febbraio 2014

E' passato un mese: la vita continua, ma i ricordi restano

Ricordo lui che
mangiava il gelato,
ma no... eri tu!
Un mese, è passato un mese! A volte mi sembra di non sentire niente, di non sentire nemmeno la tua mancanza, forse perché da tanto tempo per colpa della tua salute cagionevole, non facevi più parte della nostra, della mia quotidianità. A volte invece mi sembra che tu sia ancora qui, oppure mi basta sentire l'aroma del caffè al mattino perché mi venga il magone.

Oggi è passato un mese e, mentre mamma e sorelle si riuniscono a casa, io che non posso essere con loro voglio ricordarti con degli haiku (ormai non posso più fare a meno di questo giochino, cara Stima), per fermare due ricordi di vita condivisa con te durante il nostro ultimo Natale insieme.

Il primo mi ricorda una conversazione con te in uno dei tuoi ormai rari momenti di limpida lucidità. Ti raccontavo di quanti mi dicevano che BUH è proprio il suo ritratto, tu ti sei voltato a guardarlo e gli occhi ti si sono illuminati. Poi ti sei rivolto di nuovo a me e mi hai detto:
"Ricordo ancora quando lo portavo all'idroscalo e c'era un nonnino che gli comprava il gelato... ah no... quella era Deborah... eri tu!"
Il secondo invece è più malinconico e pieno della tua consapevolezza che ormai stavi per lasciarci. Un pomeriggio hai teso le mani verso di me e io ti ho subito aiutato ad alzarti.
Poi mi hai abbracciata e hai preso la mia mano destra sollevandola, nel tipico gesto di chi vuole guidare la sua ballerina in un valzer. Hai canticchiato invitandomi a ondeggiare insieme a te in quell'accenno di danza e poi, tornando a sederti, mi hai guardata con occhi malinconici e hai esclamato: "Un ultimo ballo a Parigi..."

Volevi danzar
sulle gambe malferme
valzer d'addio.
Mi manchi papà!

7 commenti:

Vi apro le porte della mia casa, siate educati e misurati nei vostri commenti.

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